
(Adnkronos) –
Israele attacca con l'operazione Rising Lion, l'Iran risponde con Vera Promessa 3. In meno di 24 ore, offensiva e contrattacco in un quadro ad altissima tensione, con la prospettiva di un'escalation senza fine, come confermato dalle news che – nelle prime ore di sabato 14 giugno – annunciano nuovi allarmi in entrambi i paesi in una spirale continua. A Teheran i sistemi di difesa si attivano sul distretto Pastour, dove vivono l'ayatollah Ali Khamenei e il presidente Masoud Pezeskhian. In piena notte, in Israele la popolazione deve tornare nei rifugi per una nuova ondata di missili iraniani verso Gerusalemme e Tel Aviv. La miccia si accende prima dell'alba del 13 giugno, quando il premier israeliano Benjamin Netanyahu annuncia l'avvio dell'operazione Rising Lion che mira a smantellare il programma nucleare iraniano e a decapitare i vertici militari del paese. Vengono uccisi il capo di Stato maggiore, Mohammad Bagheri (sostituito da Abdolrahim Mousavi), il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami (sostituito da Mohammad Pakpour), il comandante del quartier generale centrale Khatam al-Anbia, Gholamali Rashid (sostituito da Ali Shadmani), ed il capo del settore aerospaziale dei Pasdaran, Ali Hajizadeh. Eliminati anche sei scienziati nucleari iraniani, tra cui l'ex capo dell'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran, Fereydoun Abbasi, ed il presidente dell'Università Islamica Azad, Mohammed Mehdi Tehranchi. Secondo il New York Times, è morto anche Ali Shamkhani, uno dei più influenti politici dell'Iran e consigliere di Khamenei.
"E' in gioco la nostra sopravvivenza", dice Netanyahu, che avvisa il presidente americano Donald Trump prima del semaforo verde. L'offensiva si articola in diverse fasi e si estende ad ampie zone del paese: non solo Teheran, ma anche i siti nucleari. Nel corso della giornata vengono presi di mira gli impianti di Natanz, Fordow e Isfahan. Per l'Organizzazione per l'energia atomica iraniana (Oeai), Fordow e Isfahan subihanno subito "danni limitati. Non vi è motivo di preoccupazione in termini di contaminazione". Diversa la situazione a Natanz, il più grande impianto di arricchimento dell'uranio dell'Iran, come evidenzia la Cnn: i danni non si limitano alle strutture esterne, gli effetti si avvertono ai livelli inferiori del complesso.
La risposta dell'Iran arriva nella tarda serata. Teheran lancia almeno due ondate di missili balistici, in totale circa 100 'colpi'. I sistemi difensivi di Israele, che può contare sulla collaborazione americana e di altri paesi, funzionano ma non intercettano tutto. La popolazione corre nei rifugi, Tel Aviv è scossa da una serie di esplosioni.
Alla fine, si conteranno una trentina di feriti. "L'Iran ha superato le linee rosse osando lanciare missili contro concentrazioni di popolazione civile in Israele", dice il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. "Continueremo a difendere i cittadini di Israele e a garantire che il regime degli ayatollah paghi un prezzo molto alto per le sue azioni atroci".
Toni simili da Teheran, con le parole di Khamenei: "Le forze armate dell'Iran devasteranno il malvagio regime sionista. Il regime sionista malvagio e mascalzone ha commesso un grave errore, le cui conseguenze lo renderanno infelice. La grande nazione dell'Iran può essere certa che le forze armate agiranno con potenza e infliggeranno duri colpi a questo regime". L'Iran minaccia e Netanyahu fa altrettanto: Israele non si ferma, come dice chiaramente il primo ministro in uno dei vari messaggi della giornata: "Il regime iraniano non sa cosa l'ha colpito e non sa cosa lo colpirà. Altre cose arriveranno (video)". Il premier israeliano chiama espressamente in causa Trump, con cui ha contatti telefonici nella giornata cruciale, con un ruolo da regista: "Da questo momento in poi, spetta a lui decidere come proseguire", dice Netanyahu.
"Ho dato all'Iran un'occasione dopo l'altra per fare un accordo" sul nucleare, dice Trump. "Ora devono fare un accordo. "Mi stanno chiamando per parlare", dice il presidente, sottolineando che si tratta di interlocutori già coinvolti nei negoziati precedenti: "Le stesse persone con cui abbiamo lavorato l’ultima volta… Molti di loro ora sono morti". Sul palcoscenico, in extremis, sale anche Vladimir Putin. Il presidente russo parla con Netanyahu e con Pezeskhian. Putin condanna gli attacchi israeliani e assicura che continuerà a lavorare per la de-escalation, insistendo sulla necessità di riprendere il dialogo sul nucleare. "La Russia continuerà a contribuire alla de-escalation del conflitto tra Iran e Israele", si legge in una nota diffusa dopo i due contatti telefonici. Il leader russo evidenzia "l'importanza di riprendere il processo negoziale e di risolvere tutte le questioni relative al programma nucleare iraniano esclusivamente attraverso mezzi politici e diplomatici, esprimendo anche la volontà di fornire una mediazione per prevenire un'ulteriore escalation delle tensioni". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)